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Stef 1

Conobbi Stefania in rete, come ormai avviene spesso. Aveva un blog dalle tinte scure e si firmava sotto pseudonimo, però la foto del suo viso era reale. Sembrava piccola, con qualche piercing di troppo alle orecchie, si intravedevano i capelli corti e scuri, e aveva un sorriso forzato. Per carità l'intento era quello di apparire serena si vedeva, ma traspariva lo stesso un'emozione diversa. Forse lo sguardo, o tutti quei denti... si vedeva che non era felice e leggere le sue confessioni nel diario più segreto del momento, appunto il suo blog, sembrava confermarlo. I ricordi si univano ai testi di canzoni mai sentite, alle poesie, a semplici scoppi d'ira senza una vera e propria continuità. Ne usciva fuori una personalità multisfaccettata, sicuramente confusa, a tratti piena di paure, altre volte di rimpianti. Mi attraeva in modo irresistibile. Volevo conoscerla. E non perchè volessi tirare fuori tutte le mie doti da crocerossino e aggiungere una tacca sul grande tronco su cui erano riportati i nomi di tutte le anime perse che avevo aiutato a trovare una propria identità in rete. No, non era questo l'intento. Mi attraeva perché, dote più unica che rara per una blogger, sembrava assolutamente sincera. E lo fu anche nelle prime timide risposte che mi diede. Non le piacevano gli uomini. Queste tra le prime parole che mi scrisse. Aveva dei traumi. Aveva un fratello. Aveva dei piercing. Aveva una famiglia avvolta dall'oscurità. Studiava e ascoltava musica terribile. Sapeva parlare di tutto perché era colta. Non sapeva amare...e questa era una mia intuizione. (continua)

Elle n.1



Non mi ero mai innamorata prima d'ora. Avevo sempre scelto accuratamente le mie compagne, forse vittime inconsapevoli delle mie ansie e dei miei schemi mentali. Ho amato tanto e ho dato sempre tutta me stessa in tutti i miei rapporti sia d'amore che d'amicizia, ho anche usato e sono stata usata a mia volta, ma innamorata non lo sono mai stata. Ho sempre scelto di provare amore ma non di innamorarmi. Può sembrare strano, ma io ho sempre scisso le due cose: amare come si ama una sorella, come si ama il proprio cane, come si ama il proprio corpo; ma essere innamorati ed arrendevoli, soggetti e sottomessi ai propri istinti e alle proprie vergogne, quello MAI.
E dire che in fondo ne son sempre stata attratta. Ho sempre pensato che se avessi incontrato una persona di cui innamorarmi davvero intorno ai vent'anni probabilmente a quest'ora sarei stata sposata. Ho sempre visto l'atto di innamorarsi come quello di una totale sottomissione mentale e fisica, fortissima da bruciare ogni cosa, da rompere ogni muro della mente, da distruggere ogni opinione altrui. Pensavo che gli innamorati devono anche odiarsi per provare dei sentimenti così forti ed insieme in questo turbinio di sentimenti possono sconfiggere il mondo.
Forse sono sempre stata fin troppo romantica in una corazza da misantropa: “cold-hearted” mi hanno riferito più volte e cioè incapace di amare. Ma è davvero così? No! Ed ora sono qui a raccontare una storia per esorcizzare un amore che è finito lasciando il mio cuore a pezzi e la mia mente tra mille domande che forse non troveranno mai risposta.

Mi ricordo una giornata di marzo col sole che illuminava il salotto di una luce bianca e polverosa della casa ancora a Woking lungo il canale; io al tempo scrivevo nel weekend per intrappolare i miei pensieri su una pagina.
- “Guarda questa tipa cazzo! Ti somiglia tantissimo! Porca puttana se le mandassi un messaggio mi sembrerebbe di mandarlo a te e sarebbe quasi come farti un torto!” - Marta mi chiamò e mi avvicinai al portatile. Vedo una tipa col capello corto nero, un taglio simile al mio, corpatura e vestiario assolutamente in stile punkish moderno e uno sguardo che mi fa rabbrividire per l'intensità. Penso: -cazzo! Mi somiglia davvero!- , ma poi torno al mio posto lamentandomi dell'inutilità del partecipare a siti come “POF” (plenty of fish), un'applicazione\sito web da rimorchio in cui iscriversi è un processo degno di un colloquio di lavoro: descrizione della personalità, set fotografico, gusti e preferenze, cibi, musica, film, lavoro, quanto guadagni?, hai la macchina oppure o no?, hai figli? peso, corporatura, etc… Insomma dettagli su dettagli per far parte di un database di donne che cercano donne, in modo tale che chi guarda possa sfogliare le vare utenti come su una rivista commerciale per poi scegliere la donna preferita ed eventualmente contattarla.
- “ Se non le scrivi tu, le scrivo io! E' bellissima e non ha 20 anni come le tue solite troiette”! - Marta incalzava e così forse per gioco o per azzardo decisi di scriverle un messaggio. Marzo 2014, non ricordo il giorno ma era Marzo cazzo! Visto e considerato che anche io facevo parte di questo database, decisi di mandarle un messaggio che non trovrò mai risposta. Errore della rete? Io forse mi dimenticai di inviarlo! Insomma questo messaggio non ebbe mai una risposta.
Ad ottobre 2014 io frequentavo una ragazzina problematica depressa ed autolesionista di 23 anni. Mi faceva tenerezza. Mi ricordava me a quell'età solo che io avevo dei motivi validi per contorcermi il cervello e farmi del male. Lei diceva (e dice tuttora) che è la società pazza e non curante e che “tutti” alla sua età, chi più chi meno, un taglietto se lo procura. Insomma una moda? Mi divertiva osservare l'attitudine di questa ragazzina. Giuro che non ci sarei mai andata a letto perchè già diceva di amarmi.. Amarmi.. mah! Intanto ci scambiavamo qualche bacetto in macchina o nella sua stanzetta vuota al ritmo di qualche canzoncina rockettara moderna senza arte né parte.
Una mattina poi ricevo un messaggio proprio sullo stesso POF che ormai curavo poco. Stavo a lavoro. Vado a controllare ed era lei, la stessa ragazza che io provai a contattare a marzo! Il suo messaggio d'aggancio già mi fece girar le palle.. “Per punk e metal cosa intendi?”... E io pensavo: - ma come cosa intendo? Ti pare che ora devo mettermi a definire il concetto di punk e metal??? - Non le risposi neppure. Pensai di vendicarmi del fatto che lei non mi rispose mesi e mesi prima. Lo dissi a Marta però.
- “Sai che mi ha scritto quella tipa che dicevi mi somiglia?”-    
- “Cazzo! Rispondile subito!” -
- “No” -
- “Va be' allora le scrivo io!” -
Passai un bel po' di tempo a rifletterci su. Io ricordo un solo giorno pieno. Lindsay mi rammentò di un intero weekend speso a riflettere senza risposte. Ad ogni modo, uno o due giorni che siano, io le risposi. Le indicai nomi delle bands che io adoro sul piano punk e poi metal. Lei mi rispose subito: “Fammi qualche esempio di canzone che ti piace, menzionami 10 canzoni in tutto”. E io già pensavo che mi stesse dando ordini e come mi piaceva! Iniziai a pensare alle 10 canzoni che più mi rappresentano e buttai 10 titoli che sembravano costruire una frase.
Glycerine, Bush
Cold heritage, Lacuna Coil
I Burn in you, Lacuna Coil
Business suits and combat boots, The Agonist
My apocalypse, Arch Enemy
Rise, Rebel, Resist, Otep
The Devil in I, Slipknot
This Love, Pantera
Violence Fetish, Disturbed
Whore, In this moment
Lei rispose subito: “Okay”. Il mio messaggio successivo la lasciò un po' senza parole.. “Hai un numero telefonico? Vorrei scriverti su whatsapp perchè qui a lavoro l'applicazione non va tanto bene” . Era una bugia. Sentivo il desiderio di conoscerla. Lei mi diede subito il suo numero e io le scrissi immediatamente su whatsapp. Da quel giorno iniziammo una lunga corrispondenza di messaggi che per lo più trovava spazio e tempo la notte. Lei lavorava sempre tantissimo durante il giorno. Quando usciva mi inviava delle foto di lei o dei luoghi in cui si trovava. Pensavo che era sempre presente e mi piaceva sempre di più. Mi scrisse che ha 33 anni, Canadese, psicologa e criminologa per un breve stage in passato, ama viaggiare. Un curriculum da paura, tutto su Linkedin (controllai che non fossero invenzioni!), una passione per i social networks e gli studi sociali in genere, un passato da paura con un padre del cazzo, una sorella (gemella) alcolizzata e la madre morta di cancro 5 anni fa.
Una notte mi chiese: “Mandami una foto della tua camera ora. Voglio vedere che tipo ti intensità luminosa ti piace”. E nel frattempo ricevo una foto. Era la sua stanza nel buio con una debole luce che proveniva da una piantana bassissima. Le mandai una foto anche io immediatamente. La mia stanza illuminata da una lampada al quarzo rosa. Una luce debolissima ma calda che a malapena lasciava trasparire il mobiletto su cui stava appoggiata. La sua risposta immediata fu: “Quindi ti piace l'oscurità?” e io confermai. Da lì iniziammo a conversare su lati oscuri e tendenze passate. Giorno per giorno sentivo risvegliarsi in me un lato che sopiva da tempo e chattare con lei divenne una droga.